Quando la timidezza diventa corrosiva, cosa fare?
Disturbi d’ansi. La timidezza. Psicologo Barcellona.
Questo articolo fa parte di una serie di collaborazioni come esperto sulla rivista Mia nella sua edizione cartacea.
Rivista Mia, Timidezza corrosiva, 11/03/2020
Credo che sia importante separare nuovamente, come ho fatto nel caso della depressione, ciò che è un tratto del carattere (la timidezza) da ciò che può diventare una categoria patologica (secondo il manuale diagnostico delle malattie mentali “DSM-V”, il disturbo d’ansia sociale).
Torniamo a focalizzarci sulla questione del grado. Se l’esposizione alle situazioni sociali provoca quasi sempre angoscia e ansia intensa, se la paura è sproporzionata rispetto alla reale minaccia rappresentata dalla situazione sociale e la persona tende ad evitarle, possiamo già collegarla alla “timidezza corrosiva” di cui si parla. L’etichetta corretta sarebbe “disturbo d’ansia sociale”.
Nell’ambito della psicologia clinica, sono stati sviluppati una serie di protocolli di intervento modelli di trattamento che aiutano a ridurre i sintomi della fobia sociale favorendo il ripristino della normalità nella vita quotidiana.
Attraverso un lavoro di ristrutturazione cognitiva, si riesce a far sì che la persona elimini quei pensieri e idee distorte che alimentano la fobia sociale. A ciò si accompagnano tecniche di esposizione dal vivo o desensibilizzazione sistemica (DS). Entrambe le tecniche si concentrano sull’esposizione graduale alla situazione temuta, sia dal vivo sia attraverso l’immaginazione. Insieme a queste misure, viene svolto un allenamento con tecniche di rilassamento che consentono di ridurre i sintomi fisici dell’ansia.
La timidezza è una condizione estranea al cuore, una categoria, una dimensione che sfocia nella solitudine.
*”Pablo Neruda. Poeta cileno (1904-1973).”