Mi sono deciso a scrivere questo articolo spinto dalle numerose situazioni cliniche in cui i pazienti mi hanno portato la loro preoccupazione per il corretto accudimento del bambino. Per sostenere questa riflessione su basi teoriche solide, mi rifaccio al pediatra, psichiatra e psicoanalista britannico Donald Winnicott, che già nei primi anni ’50 introdusse il concetto di «madre sufficientemente buona».

 

In una prospettiva più attuale, utilizzerò il termine «caregiver» o «figure di accudimento» (genitori, famiglia allargata, educatori, ecc.) al posto di “madre”, per adattarlo alla realtà sociale contemporanea.

 

Il neonato e la dipendenza assoluta

 

L’essere umano nasce totalmente immaturo. Questo significa che la sua sopravvivenza dipende in modo assoluto dal legame con le figure di accudimento. Nei primi momenti di vita, l’adattamento dei caregiver ai bisogni del bambino è pressoché totale: esiste una dipendenza assoluta.

 

Winnicott sottolineava che ciò che permette al bambino di sviluppare una buona salute fisica e mentale non è tanto l’intelligenza o la competenza tecnica dei genitori, quanto una forma di dedizione profonda, emotiva e relazionale.

 

«Ciò di cui il bambino ha bisogno, e ne ha un bisogno assoluto, non è una qualche forma di perfezione materna, ma un adattamento sufficientemente buono, che fa parte integrante di una relazione viva in cui la madre si identifica con il bambino.»

(Winnicott, Idee e definizioni, 1950)

 

La caduta dell’onnipotenza nei primi mesi di vita

 

Durante i primi sei mesi, il bambino vive in una sorta di illusione di onnipotenza. In questa fase iniziale, non distingue ancora se stesso dalla figura che lo accudisce, né percepisce chiaramente il confine tra sé e la realtà esterna.

 

Progressivamente, il bambino inizierà a sperimentare le prime frustrazioni. Questo non significa che il caregiver stia sbagliando o trascurando il piccolo: semplicemente, è impossibile soddisfare tutti i bisogni in modo immediato e continuo.

 

Ed è proprio qui che diventa fondamentale non cercare la perfezione nell’educazione. I caregiver inevitabilmente sbagliano (non in modo intenzionale) e sono proprio questi piccoli “errori” a introdurre i limiti che mettono fine al piacere immediato e favoriscono lo sviluppo psichico.

 

Nei primi mesi di vita, se si deve “eccedere” in qualcosa, è forse nel prendersi troppo cura. Con il tempo, il bambino scoprirà di dipendere dagli altri e si confronterà con il principio di realtà. Essere perfetti creerebbe un’illusione di onnipotenza che non può essere sostenuta nel lungo periodo. In questo senso, non sbagliare mai sarebbe, paradossalmente, l’errore più grande.

 

«Un ambiente facilitante deve avere qualità umana, non perfezione meccanica; per questo credo che l’espressione “madre sufficientemente buona” descriva adeguatamente ciò di cui il bambino ha bisogno affinché i processi di crescita ereditari possano realizzarsi nel suo sviluppo.»

(Winnicott, Apprendimento infantile, 1968)

 

Se viene offerto questo contesto, la struttura della personalità del bambino tenderà verso ciò che John Bowlby ha definito attaccamento sicuro: il bambino percepisce di trovarsi in uno spazio di cura e sostegno, dal quale può sviluppare una mente sana e stabile.

 

 

5 consigli per essere genitori “sufficientemente buoni”

 

1. Smetti di preoccuparti eccessivamente se i tuoi gesti sono “giusti” o “sbagliati”

 

Il modo migliore per sbagliare è vivere costantemente nel dubbio. Avvicinati al tuo bambino nel modo più naturale possibile. Se l’insicurezza è troppo grande, affidati serenamente ai professionisti (pediatri, psicologi…).

 

2. Nei primi sei mesi non temere di essere “troppo presente”

 

In questa fase, se c’è un eccesso utile, è quello di costruire un legame profondo e continuo con il bambino.

 

3. Col tempo, genitori e caregiver sbagliano. Ed è normale

 

I genitori si ammalano, si stancano, si confondono. Non è un problema: è esattamente ciò di cui il bambino ha bisogno per crescere.

 

4. Quando il bambino cresce un po’, inizia a introdurre dei limiti

 

Il bambino deve gradualmente interiorizzare che anche gli altri hanno bisogni. Fallo con gradualità: ciò che viene imposto bruscamente raramente viene compreso.

 

5. Probabilmente sei già “sufficientemente buono”

 

Se stai leggendo articoli su come prenderti cura di un neonato, è molto probabile che tu voglia il meglio per lui. Questo ti colloca già molto vicino a ciò che Winnicott definiva caregiver sufficientemente buoni. Non è un consiglio tecnico, ma una rassicurazione: la curiosità e le preoccupazioni sane sono già parte della cura.

 

Per un supporto psicologico in lingua italiana sul tema della genitorialità, dell’attaccamento e dello sviluppo emotivo, puoi rivolgerti a un Psicologo Italiano Barcellona.