
In questo articolo potrai fare un percorso attraverso la psicoterapia umanista: ne conoscerai le origini, i principali riferimenti teorici e la pratica clinica.
Tra le molte terapie psicologiche esistenti e i numerosi modi di accompagnare i processi personali, uno degli approcci oggi più utilizzati e riconosciuti è il modello della terapia umanista, conosciuta anche come psicoterapia umanista.
Le origini di questo approccio terapeutico sono parallele a quelle della cosiddetta prima e seconda forza (le psicoterapie contemporanee della psicoanalisi e del comportamentismo), ma nascono anche come controproposta a tali orientamenti.
Più avanti vedremo come si è sviluppato questo metodo terapeutico, ma possiamo anticipare che la sua visione principale considera l’essere umano come un essere libero, creativo e fondamentalmente buono, e che sono soprattutto i fattori esterni a corromperlo. Un’idea che richiama molto la filosofia di Rousseau, per chi ama quella che viene chiamata la madre di tutte le scienze.
Tuttavia, la psicoterapia umanista ha molto di più da approfondire e da offrire in ambito clinico. Spesso viene criticata come un approccio “troppo color rosa” e limitato in alcuni aspetti, ad esempio nella sua applicazione alla clinica più patologica. Nelle righe che seguono vedremo brevemente che cosa può offrire questa psicoterapia nella pratica.
Che cos’è la psicoterapia umanista?
Questa psicoterapia si concentra sul trattamento del malessere del paziente a partire da se stesso, con un approccio profondamente individuale. Mira a far sì che la persona comprenda ciò che le fa male, ciò che è tossico per sé e quanto può cambiare prendendo consapevolezza delle proprie azioni e modificando quelle nocive per la salute, la crescita personale e la qualità della vita.
Per questo motivo, la psicoterapia umanista, pur essendo una delle più discusse, è diventata anche una delle più utilizzate e praticate dai professionisti della salute mentale. Si presenta come un approccio che si oppone al meccanicismo del comportamentismo e alla psicoanalisi ortodossa, le altre due correnti terapeutiche predominanti ancora oggi.
Allo stesso tempo, mette in discussione la terminologia comune riferita alla terapia, a partire dal ruolo tradizionale del “paziente”, al quale viene attribuita una posizione meno passiva, sostituendo questo termine con quello di “cliente”, per sottolinearne il ruolo attivo nel proprio processo psicologico.

Che cos’è la psicoterapia umanista?
La psicoterapia umanista tratta il malessere delle persone a partire da un approccio individuale e centrato sulla loro esperienza.
Origini della psicoterapia umanista
Carl Rogers
La prima cosa da tenere a mente è che questa terapia psicologica si sviluppa in gran parte a partire dalle idee di Carl Rogers. Un uomo che iniziò lavorando come agricoltore, si interessò in seguito alla teologia e alla filosofia, fino a diventare uno dei grandi precursori della psicologia umanista.
Questa terapia si diffuse all’interno di diverse teorie e, oltre a ciò, passò di bocca in bocca come una novità tra gli anni ’50 e ’60 del XX secolo. All’epoca si basava su filosofie di stampo umanista e nacque anche come risposta all’insoddisfazione della popolazione di fronte ai conflitti della Guerra Fredda e come reazione alle correnti terapeutiche allora dominanti: psicoanalisi e comportamentismo.
Il movimento degli anni ’60 conosciuto come contro-cultura, caratterizzato da una visione olistica dell’essere umano e dalla promozione della pace, influenzò anche la psicologia, disciplina che stava cercando di comprendere i conflitti di quel periodo.
Principali riferimenti della psicoterapia umanista
L’umanesimo si fonda sul pensiero di un’ampia varietà di autori appartenenti a correnti diverse: Fritz Perls, Erich Fromm, Kurt Goldstein, Karen Horney, Gordon Allport, tra gli altri. Tuttavia, due professionisti spiccano in modo particolare all’interno di questa corrente psicologica.
Uno di questi lo abbiamo già menzionato: Carl Rogers, con il suo approccio terapeutico centrato sulla persona.
«Non possiamo cambiare, non possiamo allontanarci da ciò che siamo finché non accettiamo ciò che siamo. Allora il cambiamento sembra arrivare quasi senza che ce ne accorgiamo».
Carl Rogers, psicologo statunitense, insieme ad Abraham Maslow, iniziatore dell’approccio umanista in psicologia (1902-1987).
Il suo era un approccio necessario per l’epoca in cui emerse: le persone chiedevano un cambiamento e lo esigevano. C’era un’atmosfera di ansia diffusa e un bisogno di auto-scoperta che nessuna corrente non centrata sull’individuo riusciva a soddisfare.
In questo senso, l’approccio di Rogers si distingue per la già citata nuova visione del “paziente”, divenuto “cliente”, nel tentativo di collocarlo in una posizione più attiva, responsabile e libera all’interno del proprio processo psicologico. È la parte della relazione terapeutica che assume più peso.
La relazione terapeutica si caratterizza quindi per la presenza di empatia, accettazione, considerazione positiva e dialogo sincero e costruttivo tra entrambe le parti.
La piramide di Maslow

Dall’altra parte, nel pensiero umanista le necessità umane sono fondamentali. In questo ambito incontriamo l’altro grande esponente del movimento, Abraham Maslow, creatore della celebre piramide dei bisogni fondamentali dell’essere umano, conosciuta come piramide di Maslow.
Questa piramide continua a essere oggi uno strumento fondamentale per gli psicologi in generale. Inoltre, è stata adottata da molte aziende e organizzazioni come una delle strategie per aiutare i propri dipendenti a conoscere meglio i propri bisogni e comprendere come questi si traducano in motivazione e produttività.
Questi autori si sono focalizzati sull’essere umano e hanno costruito le loro teorie intorno alla soddisfazione e al riconoscimento di sé.
La psicoterapia umanista nella pratica clinica
In questo tipo di terapia la persona viene considerata un cliente che il terapeuta aiuta a conoscersi meglio. Il paziente abbandona quindi una posizione passiva, tipica di altri modelli terapeutici, per diventare un soggetto attivo. Il terapeuta, da parte sua, cerca di essere il più empatico possibile: questo è il primo aspetto da mettere in pratica.
Tuttavia, il terapeuta guida il cliente lungo un processo di cambiamento che sarà la persona stessa a generare, con il suo accompagnamento. In genere questi cambiamenti iniziano grazie ad alcune strumentazioni terapeutiche che aiutano il cliente a prendere consapevolezza di ciò che accade dentro e intorno a sé.
Tre strumenti utilizzati dagli psicoterapeuti umanisti
1. Il qui e ora
I terapeuti si concentrano sul fatto che il cliente si focalizzi su ciò che sta accadendo in questo preciso momento. Si ritiene che, se la persona resta fissata su ciò che è accaduto in passato, non riuscirà a trovare la strada per uscire dai suoi conflitti.
Nella pratica psicoterapeutica questo è spesso il punto più difficile, perché molti pazienti si rifiutano di mettere momentaneamente da parte il passato, così come faticano a rinunciare alle fantasie sul futuro. Per questo la psicoterapia umanista si impegna a insegnare al cliente che ciò che conta è il presente, il rendersi conto di ciò che lo circonda.
2. Il “rendersi conto” (awareness)
In questa fase, insieme al terapeuta, il cliente prende coscienza di ciò che sta succedendo, riconosce che cosa sta accadendo nella propria vita. L’umanesimo ipotizza che il paziente sia spesso assorbito dal passato e dal futuro al punto da diventare pessimista e negativo. Questo contrasta con la prospettiva umanista, maggiormente orientata al positivismo e alle risorse della persona.
3. L’auto-scoperta
Questa è la fase finale del processo, in cui il cliente comincia a esplorare se stesso, analizzando le proprie azioni e i propri pensieri. Si potrebbe dire che rappresenta la fine di un lungo percorso di cambiamento, in cui la persona ha imparato a riconoscersi e a prendersi maggiormente responsabilità del proprio funzionamento.

Per concludere
Quella descritta è solo una delle modalità di praticare la psicoterapia umanista. Ogni psicoterapeuta ha il proprio stile di applicazione, e sebbene si basi su tecniche e strumenti simili, il modo in cui li utilizza può essere molto diverso.
Se stai pensando di rivolgerti a uno psicologo, ti incoraggio a informarti un po’ sulla sua orientación teorica, così da avere un’idea del tipo di psicoterapia che potrebbe essere più vicina a ciò di cui hai bisogno in questo momento.
Riferimenti bibliografici
María de los Ángeles López Ortega (2009). La psicoterapia humanista. Revista psicologia.com